Conoscersi e riconoscersi nel proprio corpo
Il corpo è parte integrante della persona.
Sviluppare l’attenzione sulla conoscenza corporea aiuta a conoscersi in modo più autentico, per non far così parte delle richieste esterne, ma ritrovarsi nella propria felicità.
Il nostro corpo, in effetti, è il frutto di svariati fattori: ereditari, cinetici (movimento ed attività fisica), emotivi, alimentari ed ambientali, in altri termini ciò che facciamo, come lo facciamo e con quale vissuto emotivo, le nostre scelte psicologiche, il nostro stile di vita e l'immagine che abbiamo di noi stessi plasmano dinamicamente i tessuti e la struttura del nostro corpo.
Abitare il corpo comporta essere consapevoli e coscienti assoggettando a noi stessi un assetto armonico che comprenda corpo, emozioni e cognizione, sapendone curare l’intero apparato. Non bisogna guardarlo come pezzo visibile, ma bisogna abbracciarlo nel suo significato complesso e dinamico, comprendendone il meraviglioso dono.
La mente, il corpo, le emozioni, le sensazioni fisiche co-partecipano inevitabilmente a costruire l'esperienza stessa di ogni essere umano, in suo significato e la sua vita.
Connettere il corpo aiuta a non correre dietro prototipi sociali modificati e ritoccati, aiuta a non essere l'altro, ma a ritrovarsi, imparare a guardarsi e conoscersi.
Il corpo, effettivamente, non è solo carne, non è solo movimento, ma anche SIGNIFICANTE ed ESTETICA (intesa come gusto, armonia e senso della forma), nell’armonia dell'assetto singolare e unico di ogni individuo. È forma e movimento, è campo di esplorazione dei cinque sensi. Sede di sensazioni e veicolo esplicito di emozioni, oratore eccellente e figuratore di vissuti.
Il corpo, ad oggi, è riconosciuto, per lo più, come un involucro di carne e pelle che avvolge lo scheletro e che segna il confine della persona, una struttura fisica che delinea l’essere umano. È identificato nella sua utilità, nella sua funzionalità e per questo la scienza ci rimanda ad un monitoraggio che lo rinvia ad un organismo da risanare.
Il corpo è anche conosciuto come modello estetico di canoni da copertina, come merce economica, come bellezza estrema di prototipi enfatizzati, seppur spesso ritoccati.
Il corpo è sempre fuori da se stessi, che sfugge allo sguardo consapevole e cosciente delle individuo che lo riduce a veicolo, sottoposto a collaudo per delinearne la funzionalità e accompagnandolo ad una semi-alienazione quotidiana, o ridotto ad una corsa affannosa verso un perfezionismo troppo costoso a livello di energie.
Ma conosciamo davvero il nostro corpo?
Questa realtà carnale non è al di fuori del sé, ma è incarnata nel sé, ne è parte.
Abitare il corpo vuol dire considerarlo e viverlo come esistente.
Bisognerebbe dare “corpo al corpo” amandolo attraverso i cinque sensi e ascoltando ciò che ci comunica ogni giorno.
La non integrazione tra mente e corpo è una delle problematiche più comuni dei nostri tempi: difficilmente ci identifichiamo con il corpo, sentendoci così poco connessi e integrati. Razionalizziamo la vita, pensandola, ragionandola, costruendola, anticipandola, e tralasciamo di sentirla nel corpo o sentire il corpo. Ci alieniamo ma non ci integriamo, rincorriamo canoni sociali ma non ci ascoltiamo.
Ma partiamo dal concreto…
Il corpo, inizialmente, è l’unica interazione percettiva che abbiamo. Il bambino appena nato non riesce a parlare, ma percependo attraverso le sensazioni fisiche ha l’opportunità di gestire e soddisfare i suoi bisogni d’amore, vicinanza, sicurezza, oltre a distinguere cose piacevoli dalle cose spiacevoli. Il corpo è quindi il canale emotivo che collega il mondo con il sé. Anche il cibo nel neonato svolge un ruolo fondamentale, quale l’interazione tra il genitore e il bambino in sensazioni di piacevolezza e soddisfazione, oltre che un’affiliazione del bambino col proprio corpo e funzionamento fisiologico.
Le sensazioni corporee diventano così la prima forma di costruzione della propria soggettività, si forma così l’Io Corporeo che getta le prime basi dell’Io. Il primo canale di formazione del sé, il modo più autentico e spontaneo di ricollegarsi alle nostre sensazioni e scelte.
Ecco che viene a costruirsi sin da subito l’assembramento corpo mente, dando vita all’interazione dell’anima con l’esterno, il canale comunicativo, magazzino del nostra storia e delle nostre esperienze.
Il corpo è senza dubbio generatore di senso, senza mai tralasciare la sua fisicità, che ne determina la materia.
Il corpo oggi è al centro della scena del mondo che abitiamo costituendo la base materiale e sociale della nostra esistenza.
Nelle interazioni umane, infatti, il corpo è il primo veicolo di comunicazione, con qualcuno ci si vede e si accetta di volerci interagire già a primo impatto, altri si sceglie di distanziarli, dando fondamento al fatto che già solo la presenza è un assembramento di informazioni sull’individuo, non solo il corpo come struttura, ma l’intera persona, la sua armonia tra involucro esterno e essenza interna.
Il corpo, col suo para-verbale e non verbale, comunica e ci comunica qualcosa dell’altro, indirizzando così la nostra interazione. Per esempio, è usuale quanto un corpo asettico, immobile, che comunica con solo parole spesso annoi. In effetti, l’essere umano è dinamica, è movimento, e in questo il corpo ne è il nostro veicolo.
Il corpo è anche un grande comunicatore intimo, capace, se accolto, visto e ascoltato, di comunicare su se stessi più di quello che coscientemente sappiamo e ci diciamo, attraverso un movimento, uno sguardo, una sensazione, uno stato ecc.
Il corpo è un terapeuta, con la sua elasticità è capace di aiutarci a superare i limiti. Basti pensare a quanto ci sentiamo pigri, ma se iniziamo a fare una passeggiata di un venti minuti il corpo si rinvigorisce e il giorno dopo il tempo della passeggiata aumenta e con esso l’umore e con questo la nostra autoefficacia, evidenziando così il potente collegamento che c’è tra corpo e mente.
Osservare e essere coscienti del proprio aspetto corporeo, aiuta a conoscersi nel proprio insieme e comprendere come siamo oltre ciò che pensiamo, desideriamo, crediamo. Il corpo è soggetto, ed è il soggetto stesso che lo abita, è un biglietto da visita che presenta le trame del nostro vissuto. Un oratore silenzioso della nostra soggettività.
Possedere il corpo equivale al concetto di collegare la realtà fisica con l’irrealtà delle credenze
mentali, dove il fisico, portatore della nostra storia, ci aiuta a ricostruire la verità.
È per questo motivo che rappresenta l'abito più bello della personalità stessa per cui dobbiamo GUARDARLO con soddisfazione e INDOSSARLO con vanto, SCEGLIERLO con amore e PRENDERCENE CURA come Michelangelo fece col marmo.
Il corpo è verbale, il corpo è para-verbale, il corpo e non-verbale.
Inoltre, dobbiamo camminare nel corpo come camminiamo, esploriamo, e conosciamo la realtà, come esploratori lo dobbiamo TOCCARE, OSSERVARE, ODORARE, ASCOLTARE, GUSTARE, nel suo piacere, nel suo essere, nel suo sentire, per intraprendere il cammino della conoscenza di sè.
Essere nel corpo vuol dire sfuggire all’assedio di un mondo che corre per connettersi con i propri desideri e la propria reale vita. Vuol dire non fuggire il sé, ma PRENDERSI CURA DEL SÉ, accarezzandolo con amore, ascoltandolo con il cuore e guardandolo con accettazione.
Il corpo è storia, intenzionalità, trascendenza, apertura all’altro, proiezione futura…collegarlo armonicamente al sé è la strada per vivere e non sopravvivere alle richieste esterne.
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